L’anno che verrà: incognite e megatrend

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Come ogni fine anno, si leggono innumerevoli tentativi di tracciare consuntivi e di individuare nuove tendenze dei Mercati. 
Mi permetto anche io di segnalare quali saranno gli eventi principali del 2022, cioè le scadenze in grado di condizionare l’andamento dei mercati finanziari, e di segnalare alcune interessanti tendenze.  

Macro-scenario

In prima battuta, Il 2022 sarà un anno caratterizzato dalla continuazione della ripresa economica in atto, ma con una normalizzazione dei tassi di crescita a causa del persistere – almeno per il primo trimestre – delle misure di contenimento del virus, delle problematiche nelle catene di approvvigionamento e degli effetti che l’inflazione in aumento potrebbero avere su redditi e consumi. 
Non dimentichiamoci poi che sarà progressivamente più contenuto l’accomodamento monetario e dell’ormai imminente rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali.
Tutto fa presagire – almeno nella prima parte del 2020 – uno spread stabile intorno agli attuali valori, ma che successivamente, potrebbe veder aumentare le pressioni al rialzo.

Il primo quadrimestre

Appuntamenti ed eventi importanti impatteranno sull’andamento macro-economico, e i primi mesi dell’anno hanno già in serbo alcune date importanti:

Già subito, il 26 gennaio, il primo appuntamento dell’anno con le banche centrali vede protagonista la Federal Reserve e poi il 3 febbraio sarà la volta della Bce. Il 10 aprile si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali in Francia e il 24 un eventuale ballottaggio.

Mercati, inflazione ed energia

Per l’Italia attenzione al giudizio sul rating dell’agenzia Moody’s e tra il 22 il 29 aprile, quello di S&P e DBRS. Il 27 maggio invece toccherà a Fitch dare il suo giudizio sul rating sovrano dell’Italia.

Dando un’occhiata ai Mercati Internazionali, si teme che i prezzi dell’energia rimangano elevati per una serie di ragioni già note. La ripresa economica sta sostenendo la domanda di petrolio e gas in un momento in cui l’offerta rimane debole. Dato che i governi hanno incoraggiato le compagnie energetiche a investire di più per le rinnovabili, la spesa per l’esplorazione e la produzione tradizionale è stata tagliata, con il risultato che l’offerta non solo è limitata, ma in molti casi è destinata a ridursi abbastanza rapidamente, in particolare se si vogliono raggiungere i concordati target di emissioni. In sintesi, i prezzi dell’energia tradizionale rimarranno probabilmente alti per un periodo di tempo relativamente lungo. In futuro, con ogni probabilità, le riserve di petrolio e gas nel terreno varranno molto meno rispetto al valore implicito di oggi, ma per il momento, è chiaro che è l’energia tradizionale a generare flussi di cassa e profitti superiori alla norma. 

Uno dei problemi da gestire è l’inflazione. I gestori di portafoglio temono da tempo che l’inflazione possa rivelarsi più che “transitoria” e, finora, i sospetti non fanno altro che confermare questa idea. I dati di ottobre sull’inflazione dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti, pari all’8,6%, sono stati “destabilizzanti” e riflettono l’impatto degli aumenti generalizzati dei prezzi: dall’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime fino al rapido aumento del costo del lavoro.

Proprio l’aumento del costo del lavoro ha spiazzato molti economisti: una parte significativa della forza lavoro sia negli Stati Uniti che in Europa deve ancora tornare al lavoro “in presenza”, e quando lo fa pretende – giustamente, a mio modesto parere – condizioni e trattamenti più equi. Il risultato è un sostanziale rialzo dei salari, con una retribuzione media oraria negli Stati Uniti in aumento del 5%, destinata ad accelerare ulteriormente. Sempre negli USA, malgrado una certa ripresa sul lato dell’offerta, la pressione sui prezzi è notevole e l’aumento dell’inflazione dei prezzi al consumo a ottobre al 6,2%, ne è l’inevitabile logica conseguenza. Queste avvisaglie fanno supporre che non avverrà un sostanziale cambiamento di direzione per i prezzi, soprattutto perché lo slancio della ripresa sembra essere forte in tutte le principali aree del mondo.

Arriviamo però alle buone notizie.

Le buone notizie

La crescita degli utili aziendali nel 2021 è stata molto solida, grazie agli ingenti stimoli monetari e fiscali e alla scoperta dei vaccini anti-Covid. Ciò renderà probabilmente il 2022 un anno interessante. Non solo i margini negli USA sono tornati ai massimi, ma l’impatto complessivo dell’aumento dei costi al consumo deve ancora riflettersi sui mercati. Da questi dati, non sembrano presenti grossi rischi per l’andamento del mercato azionario nel 2022, soprattutto considerando che le valutazioni sono relativamente elevate (soprattutto negli USA).

Oltre alla visione di breve termine, sono presenti diversi driver strutturali che probabilmente impatteranno sui mercati azionari nel corso dei prossimi 10 anni e oltre.
Molti di questi Megatrend non sono nuovi. Cambiamento climatico, transizione energetica, cambiamento demografico, innovazione sanitaria, digitalizzazione, automazione e urbanizzazione sono trend rilevanti da diversi anni. Tuttavia, la loro importanza sta aumentando esponenzialmente al crescere della popolazione, e in alcuni casi, la pandemia ha ulteriormente accelerato i processi di trasformazione.

Un “mondo nuovo”?

Ci troviamo insomma a vivere un momento storico assolutamente “inedito” ed elettrizzante: Tante ed impegnative le sfide davanti a noi, ma ci sono sia la volontà che le capacità per affrontarle e vincerle. Un esempio su tutti: la produzione di un vaccino rivoluzionario in soli nove mesi dopo l’insorgenza del Covid-19.
In contemporanea vediamo che la convergenza di una moltitudine di tecnologie come potenza di elaborazione, connettività, larghezza di banda e di memoria, fino all’erogazione di energia e software… si traduce in un’ondata di innovazione in diversi settori, impensabile fino a qualche anno fa.
Il vaccino contro il Covid-19 – per esempio – non avrebbe potuto essere inventato senza la tecnologia di sequenziamento del DNA. 

Inoltre, il processo di transizione energetica è ora possibile grazie ai progressi realizzati nel campo della capacità delle batterie, della produzione di energia rinnovabile e delle tecnologie di rete: il processo di trasformazione globale in corso è diffuso e destinato a durare a lungo.

Per concludere: NO PANIC

Arrivando agli investimenti, le opportunità sono notevoli: mai come in questi ultimi anni seguire i Megatrend sarà una condizione necessaria per un ottimo ritorno economico, Investire nelle aziende esposte a questi cambiamenti potrebbe offrire rendimenti nettamente superiori rispetto agli indici azionari tradizionali. Ovviamente, come sopra accennato, non mancheranno rischi e tensioni, e non tutti i titoli o mercati saranno egualmente performanti, quindi come sempre diversificare e affidarsi a professionisti esperti e competenti sono le migliori precauzioni da assumere per evitare rischi eccessivi ed errori clamorosi che impattino negativamente sui portafogli.

Quindi, buon 2022 a tutti, e non dimenticate la parola d’ordine per il nuovo anno: MEGATREND!