Nel corso della mia esperienza lavorativa, ho potuto verificare con una certa frequenza che i portafogli dei piccoli e medi risparmiatori sono costruiti in maniera casuale, senza la coerenza ad una corretta pianificazione finanziaria personale, anche semplice, ben definita. Risulta così evidente per molti patrimoni, all’insaputa dell’Investitore, un’esposizione immotivata con il rischio di subire sia perdite sia forti oscillazioni di prezzo.
Della scarsa educazione finanziaria – in media – degli italiani, avevamo già parlato in un precedente articolo. Ora è il caso di chiarire alcuni punti fermi che contraddistinguono l’opera di un buon gestore:
La regola aurea per ogni risparmiatore – investitore accorto dovrebbe essere la seguente: la costruzione e la gestione del portafoglio deve per forza di cose seguire un disegno ben preciso, con lo scopo di minimizzare il rischio, di gestire l’incertezza tipica dei Mercati Finanziari e di riuscire ad ottenere i propri obiettivi finanziari.
A costo di esser ripetitivo e pignolo, ribadisco che un portafoglio finanziario può ritenersi efficiente quando è costruito come un abito di sartoria, cioè pensato, disegnato e cucito su misura secondo le necessità e le aspettative del singolo investitore: i famigerati “portafogli modello” non sono una modalità efficiente per gestire i risparmi, il patrimonio e le improvvise uscite di cash.
Il “Modus Operandi” che ci consente di personalizzare il portafoglio si chiama “Pianificazione Finanziaria”, cioè il processo mediante il quale l’investitore ha la possibilità di selezionare di investimento più efficienti, in modo tale che il proprio capitale monetaria possa soddisfare i propri obiettivi finanziari, tenendo conto con la massima precisione ed accortezza dei vincoli personali, cioè l’ottica temporale ed il profilo di rischio .
Il consulente finanziario deve far evitare al cliente i fatidici tre errori: in primis, confondere la pianificazione finanziaria con l’Asset Allocation, cioè con il processo che determina i pesi percentuali da attribuire ad ogni Asset Class e ad ogni prodotto finanziario (amministrato, gestito o cash) presente in portafoglio.
Secondo errore da evitare è l’ossessiva rincorsa alla massimizzazione del rendimento, quando la primaria linea guida delle scelte finanziarie deve essere dettata solo dagli obiettivi finanziari che si desidera perseguire.
Terzo errore macroscopico consiste nel pensare che la pianificazione sia territorio esclusivo dei grandi patrimoni, dato che anche chi è in via di costruzione del patrimonio o addirittura in difesa di un piccolo “orticello” ha estremo bisogno di pianificare sia la costruzione che la gestione del proprio futuro finanziario.
I passaggi per una corretta pianificazione finanziaria devono essere semplici e chiarissimi nella testa del Risparmiatore, accompagnato passo per passo dal proprio Consulente: fondamentale è l’Analisi del patrimonio complessivo, seguita dall’Analisi del portafoglio finanziario attuale. Si passerà poi alla formulazione degli obiettivi e delle necessità finanziarie. Imprescindibile poi è la definizione precisa dei vincoli personali, cioè il grado di rischio e l’ottica temporale. A corollario, decisiva è a compendio l’analisi Previdenziale, Assicurativa, Immobiliare e Fiscale del Patrimonio personale e/o familiare complessivo.
L’Analisi del Patrimonio
consiste nel scattare la fotografia della composizione dell’intero patrimonio della persona, della famiglia e/o dell’Azienda ad una determinata data. Ogni risparmiatore Investitore dovrebbe considerarsi come un’Azienda, e redigere un bilancio delle proprie attività, composto dal “conto economico” e dello “stato patrimoniale”. Risultante del Conto Economico è il cosiddetto “cash flow”, che si calcola attraverso la sottrazione del totale delle entrate al totale delle uscite. Se il risultato è positivo è un buon indice, perché vuol dire che l’Investitore ha incassato di più di quanto abbia speso, ne consegue una capacità di risparmio facilmente individuabile da gestire con una accurata pianificazione finanziaria. Se il risultato è nullo o negativo è un pessimo segnale, cioè si spende di più di quanto si incassa, dunque si deve ricorrere ai ripari e modificare la strategia: riduzione di spese superflue, ridefinizione degli obiettivi e degli strumenti.
L’Analisi del Portafoglio attuale
consiste nel valutare i pesi percentuali delle Asset Class ed i singoli prodotti detenuti in portafoglio. Essenziale è capire, in questa fase, se il portafoglio è correttamente diversificato e se i prodotti che lo compongono sono coerenti ed efficienti per realizzare i propri obiettivi finanziari. Utilissimo è analizzare i costi per ogni prodotto, e capire se è possibile abbassarli, oppure identicare l’efficienza per valutarne la sostituzione a favore di altri che possano migliorare la stabilità o il rendimento atteso. Esempio classico è il ricorso ai fondi /sicav o agli ETF: privilegiare la liquidità, la liquidabilità o le minori commissioni di gestione?
La Definizione degli obiettivi
è la base portante di ogni pianificazione finanziaria: è un processo molto delicato, data la peculiarità differente per ogni Investitore, che può variare anche in corso d’opera. Qui si definisce l’Asset allocation ideale e si selezionano i prodotti finanziari da detenere in portafoglio, dato che per ogni specifico obiettivo ci sono strumenti finanziari idonei ed efficienti a realizzare i propri personali obiettivi. In questa fase la visione non deve fermarsi all’immediato o al presente, ma deve essere di medio periodo, o almeno prospettica, nei riguardi dei bisogni personali, familiari e /o aziendali.
Di importanza centrale è la definizione precisa degli obiettivi, in modo tale da essere quantificabili e realizzabili da un punto di vista monetario. Di solito è possibile che siano presenti contemporaneamente più obiettivi: è necessario comunque formulare una scala di priorità, non solo in base alla grandezza dell’impegno o all’urgenza. Tra gli obiettivi più frequenti possiamo annoverare la conservazione del capitale, cioè la difesa del patrimonio dall’inflazione o dalle perdite. Poi occhio agli Imprevisti, cioè la possibilità di costituire una piccola “dispensa” per far fronte nell’immediato a spese non preventivate (piccoli restauri, interventi medici, sostituzione di auto o elettrodometici, ecc.). Altro obiettivo ricorrente è la costituzione di entrate periodiche, cioè nel far lavorare il capitale in modo che generi entrate monetarie periodiche (cedole, dividendi, flussi, ecc.). Un altroobiettivo a medio termine è ottenere una somma nel futuro, cioè nel far lavorare il denaro per avere una cifra maggiore ad una data futura. Ultimo obiettivo è l’individuazione di un rendimento, cioè il tentativo di massimizzare il rendimento di un portafoglio, auspicando però “garanzie” per il capitale ed il flusso cedolare futuro.
I vincoli personali
costituiscono un elemento fondamentale per la pianificazione finanziaria, dato che determinano il grado della propensione al rischio e l’ottica temporale dell’investitore: l’ottica temporale rappresenta il tempo rinuncia nell’immediato a utilizzare il proprio capitale, per investirlo ed ottenere un rendimento in futuro, mentre la propensione al rischio è la capacità dell’Investitore di tollerare le oscillazioni (anche repentine e a volte violente) del prezzo dei prodotti finanziari detenuti e di conseguenza del valore totale del portafoglio. Sempre di più Rischio e rendimento sono da considerare due concetti collegati in modo diretto e rappresentano due facce della stessa medaglia. Da quasi un decennio possiamo serenamente affermare che senza rischio non c’è rendimento e questo significa che ogni asset class e che ogni singolo prodotto finanziario contempla il rischio di subire perdite: moltissimi risparmiatori ignorano o minimizzano questi concetti, per cui anche se a parole tutti desiderano rimanere “esposti”, alla fine dei conti nessuno vuole perdere un centesimo.
Nel valutare il profilo di rischio di ogni Investitore – al fine di procedere a una adeguata pianificazione finanziaria – , si deve riconoscere che esso stesso è influenzato da molteplici variabili, quali l’obiettivo finanziario, l’ottica temporale, l’attività lavorativa svolta, le dimensioni del patrimonio e del reddito ricorrente, come anche l’età, il sesso, l’esperienza pregressa sul mercato finanziario, il livello di istruzione e le conoscenze specifiche in ambito finanziario. Aggiungiamoci poi la strabordante quantità di notizie presenti sui Media, sui Social, sulla Stampa generica e specializzata, unita ai gossip del “vicino di casa” o del “parente scaltro”, e il Caos risultante costituisce un ostacolo insormontabile ad un’analisi corretta ed efficiente. Ne consegue che il grado di rischio e l’ottica temporale non sono concetti stabili, ma al contrario, variano nel corso del tempo in base sia agli obiettivi, sia al ciclo di vita, sia agli imprevisti (di salute, di condizione, di bisogno).
Ogni specifico obiettivo finanziario DEVE essere tarato in base alla propria ottica temporale e al grado di rischio che si intende correre per realizzarlo. Se ad esempio il nostro obiettivo primario è il mantenimento del patrimonio, dovremo identificare ed utilizzare strumenti finanziari il cui profilo di rischio sia molto basso ed un’ottica temporale di breve scadenza. Dal punto di vista operativo, dunque, sia l’ottica temporale che il profilo di rischio sullo specifico obiettivo finanziario che si desidera perseguire. Ad esempio, l’acquisto di una nuova auto non deve essere paragonato alle spese per l’istruzione universitaria dei figli: ottiche temporali diverse per fini completamente diversi. Saranno perciò necessari prodotti finanziari diversi e di conseguenza asset allocation diverse, così come ottiche temporali diverse e rischi finanziari differenti e specifici per ogni obiettivo finanziario pianificato.
Alla fine degli Anni 90, il refrain ricorrente per ogni promotore finanziario o consulente bancario, era che “nel lungo periodo il mercato azionario offre rendimenti superiori al mercato obbligazionario”, e che quindi “Caro cliente, Le consigliamo di ampliare il Vostro orizzonte temporale…bla bla bla…. E di sovrappesare la quota azionaria all’interno del portafoglio nell’ottica di migliorare i rendimenti…. Bla bla bla…” In effetti, pur non mettendo in dubbio la buona fede degli operatori, tali affermazioni rivelavano parecchie criticità: tali affermazioni valevano solo ed esclusivamente fino a quel giorno, ma non c’era alcuna garanzia che nel futuro si potesse verificare nuovamente quel risultato. In altre parole, i risultati passati NON erano e non sono garanzia dei risultati futuri. Altra criticità era data dal fatto che inserire l’Asset azionario in un portafoglio comportava una e una sola certezza, che non era quella di un rendimento positivo, ma quella di avere una volatilità maggiore e di conseguenza un rischio (sia reale che percepito ) maggiore.
A guardar bene, quando viene inserito in un portafoglio un elemento azionario, non si ha nessuna certezza di guadagnare, ma al contrario deve sapere di aver inserito un elemento soggetto a oscillazioni, e quindi potenzialmente rischioso per il portafoglio. Tutto ciò non significa di evitare le Azioni, ma di riconoscere che la diversificazione è necessaria per il corretto funzionamento dell’Asset e che la cautela è necessaria per poter dividere correttamente le percentuali in base ai diversi obiettivi finanziari, alle diverse ottiche temporali e, soprattutto, alla personale propensione per il rischio.
L’Analisi Previdenziale
Ha lo scopo primario di individuare, analizzare e quantificare il fabbisogno di cash di cui il Risparmiatore avrà necessità durante la fase della pensione, per ovviare alle minori entrate e per integrare il gap rispetto all’ultimo reddito percepito. Alla luce della famigerata Legge Fornero questo è un campo delicatissimo, o addirittura il principale nella vita dell’Investitore, ma tutto ciò si scontra con la scarsa consapevolezza del Mercato italiano.
L’Analisi Assicurativa
Utile nella pianificazione finanziaria, in quanto ha lo scopo di verificare la copertura dei grandi rischi, ossia da quegli eventi rari ma che quando si verificano possono compromettere il benessere personale o familiare. I principali rischi da coprire sono la premorienza, l’invalidità ed il long term care. Per gli investitori immobiliari, anche una buona polizza contro incendio o danni climatici o eccezionali è un’evenienza imprescindibile.
L’Analisi Immobiliare
In una corretta pianificazione finanziaria, un ruolo chiave ha anche la valutazione del patrimonio immobiliare: ha lo scopo di analizzare i dati relativi agli immobili di proprietà: tipologia (abitazione, ufficio, attività commerciale, o terreno agricolo), localizzazione, valore di mercato e stato della manutenzione. Ne segue poi che, per gli immobili messi a reddito, una precisa analisi sui costi di gestione, sui flussi in entrata ed in uscita e sulle spese ordinarie e straordinarie debba ritenersi fondamentale.
Analisi Fiscale
Spesso associata all’analisi Immobiliare, ha lo scopo di valutare l’impatto delle imposte sui beni mobili e immobili, all’interno del perimetro del patrimonio. Questa analisi ha lo scopo di valutare se le intestazioni dei beni sono efficienti dal punto di vista fiscale, oppure se costituiscono un aggravio del carico fiscale pendente dell’Investitore e sui singoli membri della famiglia.
Durante questa fase è possibile individuare con una certa nota di precisione anche l’entità delle imposte successorie, e di trarne le opportune considerazioni per una ulteriore analisi tattica e strategica. Una corretta analisi fiscale permetterà all’investitore una efficiente pianificazione successoria, avendo modo così di risparmiare parecchie decine di migliaia di euro di tasse e di salvaguardare il patrimonio familiare, oltre che di concedere un futuro migliore agli eredi. In fase di analisi fiscale, credo sia opportuno ricordare quali sono le imposte che gravano sulle spalle degli Investitori Italiani, e cioè:
- Imposta di bollo sui conti correnti /dossier titoli (0,20% annuo su tutti gli strumenti finanziari, sono esclusi solo i fondi pensione e i fondi sanitari)
- Capital gain : indica il guadagno frutto di un’operazione finanziaria, determinato dalla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto di un prodotto finanziario, ad esempio un’azione. A parte i titoli di Stato ed i Buoni fruttiferi Postali la tassazione è al 12,50%, mentre per tutto il resto (interessi di conti correnti, conti di deposito, pronti contro termine, azioni, obbligazioni, fondi , sicav, Etf, Etc, dividendi, derivati, opzioni, polizze) è al 26%, mentre per i soli Fondi Pensione è al 20%.
- Tobin Tax è la tassa sulle “transazioni finanziarie”, che colpisce sia le Azioni Italiane sia i prodotti derivati con sottostante prodotti (indici o azioni) italiani.
Contattami – senza impegno – per valutare insieme la strada migliore per la gestione del TUO patrimonio!