A un anno dal CRASH

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COVID-19, un anno dopo: quali scenari ci attendono?

Venerdì scorso, 20 febbraio, è stato un anniversario importante, passato quasi sotto silenzio. Lo ricorderemo a lungo, però. Il mondo finanziario si sta ancora leccando le ferite. Il crollo di mercato del Coronavirus iniziò proprio quel giorno.

In poco tempo e con parametri di accelerazione fuori da ogni statistica, l’S&P500 perse il 33% circa, con un minimo toccato il giorno 23 marzo, per poi recuperare il terreno perduto e superare in agosto il livello pre-covid. Numeri e comportamenti assolutamente anomali ed inediti.

Oggi, S&P500 è a circa +74% da quel famoso minimo. Questi sono i dati certi del passato. Quello che, invece,  ci attende nel futuro è come sempre molto più difficile da prevedere. Col senno di poi tutti sono maestri.

Qualche cliente mi chiede se il bull market (cioè il mercato al rialzo) possa o meno proseguire la sua corsa, ma molti e diversi sono i fattori da tener monitorati: le banche centrali, la FED innanzi tutto, la ripresa dell’economia, la fiducia dei consumatori, l’inflazione. E sicuramente spunteranno altri imprevisti.

Nel 1919, alla fine della Grande Guerra, quando iniziò a scemare l’influenza spagnola, tornò prepotente un grande desiderio di svago da parte della gente. E di questo ne abbiamo avuto un “timido” accenno negli ultimi weekend in Periodo Covid. Il fenomeno, negli Stati Uniti, prende il nomignolo YOLO“, cioè  “you only live once”,  ossia “vivi una sola volta”. Che però NON è il consueto “carpe Diem”.

Torna prepotente il desiderio di libertà e di divertimento fra le persone di ogni luogo. Se nel 2021 (cosa di cui io personalmente non sono affatto certo, ma è probabile e perciò auspicabile), ci saremo liberati della minaccia del virus, in tutto il mondo ci sarà una domanda crescente di divertimento e consumo.

Il fondo monetario internazionale stima per il 2021 una ripresa globale intorno al 5.5%. Negli Stati Uniti la ripresa è stimata al 6,5%, in Europa intorno al 5%, in Italia addirittura al 5.8%. Per il resto del Mondo, dati in libertà, a volte coerenti, a volte contraddittori.

I primi risultati delle vaccinazioni sembrano incoraggianti, ma sembra che ogni numero sia interpretabile da questa o da quella corrente politica. In Scozia, l’unico paese in grado di inserire un metodo statistico certo di valutazione dei risultati delle vaccinazioni, balza evidente agli occhi un calo impressionante dei ricoveri nella popolazione vaccinata, con un significativo allentamento dello stress nelle strutture sanitarie.

L’elemento debole del sistema monetario internazionale è costituito dall’inflazione. Ad oggi nessuno è riuscito a dare una spiegazione definitiva al fatto che l’inflazione non sia esplosa dopo che le iniezioni di liquidità hanno assunto una dimensione massiccia e, soprattutto, hanno finanziato anche direttamente le imprese e non più solo il sistema bancario. Molti analisti sono in attesa del botto, i gestori tendono a “coprirsi” su posizioni corte per evitare cadute difficili da ricuperare.

Gli  analisti ribadiscono che l’inflazione non può crearsi in una economia cristallizzata, quindi nel contesto di un sistema economico sostanzialmente fermo.

Altre tendenze sono quelle nelle quali si intuiscono le nuove valutazioni, che attribuiscono la scomparsa della inflazione alla sempre maggiore capacità produttiva della Cina e di alcuni paesi emergenti, che hanno diminuito i prezzi dei beni a livello globale. Un effetto, cioè, calmierante dell’inflazione dovuto ai fenomeni conseguenti alla globalizzazione. Magra consolazione, a mio avviso.

La sintesi è questa: a fronte di un aumento medio della massa monetaria M2 negli Stati Uniti di meno del 6% all’anno, negli ultimi 12 mesi detta massa è aumentata del 26%. Definire il dato come epocale e gigantesco non rende a sufficienza l’idea: parliamo di una crescita del 400%!

Cresce quindi il ragionevole timore che le banche centrali, a fronte di un possibile risveglio tangibile dell’inflazione, comincino ad operare sul fronte monetario innalzando i tassi di interesse, anche alla vigilia della ripresa globale. Del resto il mercato sta già prezzando nei bond americani decennali un aumento dei tassi, per cui non possiamo proprio far finta di nulla. 

In una storica dichiarazione che per la prima volta ha fatto intravvedere un ruolo diverso alle banche centrali, Powell ha detto molto chiaramente che l’obiettivo primario è recuperare i posti di lavoro perduti a causa della pandemia e che l’inflazione, in questo processo, gioca un ruolo secondario. In sintesi: prima l’economia e poi la finanza.

Detto da un banchiere centrale, questa dichiarazione rappresenta una rivoluzione possibile in atto, anche se ai primi passi.

Altro quesito: il mercato azionario è sopravvalutato? In molti ci giurano. I valori del cosiddetto “CAPE Ratio”, cioè la misurazione ciclica dei prezzi sugli utili ha raggiunto simili livelli solo in due casi: nel 1929 e a ridosso della bolla dot.com all’inizio del Terzo millennio.  Entrambi episodi, che, ahinoi,  on sono proprio andati a finire bene.

Addentrandoci poi nell’analisi di questo ultimo fenomeno, è evidente però la differenza fondamentale nel mercato di oggi rispetto ai tempi del passato citati sopra: i mostri della capitalizzazione, le FAANG, e le large tech stocks influiscono enormemente sui valori anomali degli indici prezzo/utili. La bolla sembra assumere confini e valori più circoscritti di quanto non appaia nella valutazione complessiva. Quindi la bolla potrebbe sgonfiarsi in modo circoscritto, semplicemente ruotando l’interesse degli investitori verso altri settori penalizzati dalla pandemia a scapito di quelli che ne hanno beneficiato, in modo direttamente proporzionale alla ripresa dell’economia e della fiducia da parte dei consumatori.

Infine: l’accelerazione dell’innovazione nella robotica, nelle biotecnologie, nella green economy e nelle comunicazioni (5G da subito e 6G prossimamente), si prefigura in modo tale che alcuni settori dell’economia, in una condizione di maggiore normalizzazione post-pandemica, sembrano destinati ad esplodere, aumentando la capacità occupazionale e il contesto complessivo del miglioramento economico.

Di sicuro questo è uno scenario molto complesso, che richiede gestioni di portafoglio intelligenti e lungimiranti. In un anno sono cambiati paradigmi e abitudini nei sistemi di investimento, che hanno dovuto uniformarsi rapidamente a condizioni anomale ed inedite, introducendo nuovi strumenti e modalità operative.

Rimango come di consueto a disposizione per ogni curiosità in merito: non esitate a contattarmi per un’analisi approfondita del vostro portafoglio.